Scritto in prima persona plurale, come se i bambini protagonisti fossero una persona sola, e con una tecnica di scrittura asettica, quasi del tutto priva di aggettivi qualificativi. Questo libro colpisce fin dalla prima pagina, ovvero quando una donna porta i suoi figli da sua madre, una vecchia scorbutica che vive in una piccola città , per proteggerli dall'incombente guerra. I due imparano a diventare cinici, insensibili, spietati per sopravvivere in una società che la guerra ha reso gretta. La popolazione, intenta a sopravvivere fra mille stenti, mostra il peggio di sé, i personaggi sono quanto di più basso l'umanità civilizzata possa raggiungere. I bambini si esercitano a superare ogni genere di prova: la fame, gli insulti, il silenzio, fino all'ultima prova, il distacco, con cui si conclude la prima parte di questa trilogia pesante e tristissima, eppure stupenda.